Correre una maratona sotto le 2 ore? Fatto!
Record del mondo rimodellati su praticamente ogni distanza? Fatto!
E il merito di chi è? Delle scarpe o della determinazione degli atleti negli allenamenti?
La risposta è ovviamente tendenziosa: la migliore delle scarpe non basterà a fare di noi atleti da salotto degli eroi da incensare!
Ma è un dato di fatto che tutte queste prestazioni mostruose siano giunte da fenomeni che ai piedi indossavano letteralmente delle ali…o delle molle.
Buona parte di queste prestazioni sono state ottenute da atleti sponsorizzati Nike.
Già dal 2017, con il primo tentativo di rompere il muro delle 2 ore sulla distanza regina (il celebre Breaking Two, sfumato di soli 25 secondi!), l’azienda di Beaverton ha sviluppato la tecnologia della lamina in carbonio da inserire nell’intersuola delle scarpe da corsa, per trasmettere un’enorme spinta in avanti ad ogni passo.
A tale propulsione, generalmente, in casa Nike si è sempre cercato di associare un’ottima ammortizzazione per rendere le scarpe comode anche dopo numerosi km e con l’inevitabile subentrare dell’affaticamento.
Modelli di riferimento di Nike, in questo settore, sono le Vaporfly Next% e le Alphafly Next%, da gara, e le Zoom Fly 3, da allenamento.
Un’altra azienda che sta apportando innovazione e sviluppo di questo concetto, pur rimanendo fedele ai propri canoni, è Hoka One One.
Le Evo Carbon Rocket, lanciate sul mercato a febbraio 2019, e le più esclusive CarbonX (a listino da giugno 2019), nascono invece con l’intento di restituire ancora più facilità di corsa rispetto ai modelli “normali” di casa Hoka, già profondamente caratterizzati da ammortizzazione ai massimi livelli e da una rullata facile e decisamente scorrevole.
Quello che fa la differenza, almeno nelle Carbon X, è il perfetto connubio tra l’estrema comodità e ammortizzazione tipici di Hoka e la straordinaria reattività donata dalla lamina in carbonio, che anche in questo caso fa letteralmente volare e ritarda di molto l’inizio dell’affaticamento. Non a caso, infatti, ha portato a conseguire il nuovo record del mondo sulla distanza delle 50 miglia (circa 80 km), ma risulta assai valida anche in distanze più brevi, a partire dalla mezza maratona. Non ultimo per importanza, è sicuramente un modello di scarpa con lamina in carbonio adatto tanto agli atleti più veloci e ambiziosi, quanto ai podisti meno quotati.
A Nike e Hoka, per cercare di colmare il gap, si stanno ispirando un po’ tutti i restanti marchi di scarpe da running.
Brooks, ad esempio, ha appena rilasciato le nuove Hyperion Elite, che promettono di dare del filo da torcere allo strapotere Vaporfly, mentre Saucony, dal canto suo, uscirà con ben 2 modelli dotati di lamina: le Endorphin Pro, con piastra in carbonio, e le Endorphin Speed, con piastra in TPU. Non è da meno Adidas, con l’arrivo delle nuove Adizero Pro, e New Balance, con le FuelCell 5820.
A questo punto, è però d’obbligo una considerazione. Tenendo conto del fatto che stiamo parlando di una tecnologia veramente apprezzabile da atleti di un certo livello, del fatto che i modelli presentati finora hanno una vita chilometrica limitata e che, Hoka a parte, i prezzi sono anch’essi da record, fino a che punto siamo veramente disposti a voler investire per abbassare i nostri personali?
E soprattutto, non è che indirizzando l’innovazione (o imitazione, in alcuni casi) verso un’unica direzione, quella del carbonio (tecnologia per pochi), si finirà per trascurare i modelli storici, quelli che con la propria natura e le proprie diversità ci hanno fatto affezionare a un marchio specifico o alla corsa in generale?
Ai posteri l’ardua sentenza!
Comments (1)
A mio avviso va valutato molto bene come scarpe molto performanti come quelle della Nike possano alla lunga creare tensioni marcate a livello tendineo muscolare producendo nei non professionisti, facili infortuni.
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