“Che scarpe mi metto oggi?”
Tutte le nostre corse iniziano più o meno così, mentre ci troviamo di fronte al nostro personalissimo reparto scarpe da running.
Alcuni di noi sicuramente possono fare concorrenza ad un negozio per la quantità di scarpe posseduta, altri invece prima di comprare un nuovo paio aspettano che si completi il ciclo di decomposizione della scarpa!
Possiamo affermare con buona approsimazione che il numero ideale di scarpe da alternare sia tre: guarda caso, il numero perfetto.
Ideale perchè, a seconda dell’attività da svolgere o del percorso da affrontare, potremo sempre scegliere il modello più adatto.
Ma quanti tipi diversi di scarpe esistono? O meglio, quali sono le categorie?
Esiste una classificazione, ormai datata e vecchia come l’età del bronzo, che ci permette tuttavia di distinguere fra le varie categorie di scarpe: una sorta di linea guida per orientarsi in questo sterminato mondo. Chi di noi non ha mai sentito parlare di A2, A3, ecc?
Andiamo pertanto ad esplorare queste diverse categorie e a comprendere infine come mai esse siano ormai superate.
Partendo dal livello più basso, A0, ma che noi preferiamo chiamare minimalista, ci troviamo di fronte a scarpe generalmente poco o addirittura non ammortizzate, con un differenziale (differenza di altezza tacco-punta) prossimo allo zero, quasi a voler adattare il piede alla corsa più naturale possibile, quella del barefoot (“a piedi nudi”). Favoriscono quindi il movimento naturale delle articolazioni, aiutano a mantenere una posizione biomeccanica ottimale del piede e a correggere alcuni problemi di postura. Di contro, sollecitano tendini e legamenti e non sono pertanto adatte a chiunque e comunque non per lunghe distanze. Per queste calzature è necessario un periodo di adattamento più o meno lungo, per evitare di incappare in fastidiosi infortuni.
Esistono poi le superleggere, o A1, ideali per ritmi elevati e distanze medio-corte. Le classiche scarpe da gara: leggere (anche sotto i 200 grammi), reattive, elastiche e generalmente poco ammortizzate, favoriscono le nostre migliori performance e vanno utilizzate esclusivamente per correre ad alta velocità. Tendenzialmente dal drop basso (sui 4 mm), sono ideali per pesi non troppo elevati e per ritmi sotto i 3’45”/km. Evitiamo pertanto di sfoggiarle nelle classiche passeggiate domenicali post corsa!
Proseguiamo quindi con le intermedie, le A2. Una categoria ampia e variegata, perchè in questo caso le sfumature sono molteplici, a partire da peso, reattività e ammortizzazione. Le più leggere si attestano sui 200 grammi, mentre le più pesanti comunque non superano i 260. Rappresentano in linea generale un buon compromesso tra reattività e ammortizzazione e possono talvolta contenere un lieve supporto antipronazione. Sono ideali per gare a ritmo non indiavolato e allenamenti che diano un po’ di brio e piacere di corsa. Drop in questo caso vario, possiamo trovarlo sia basso che alto.
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Saucony Kinvara 11 -
Hoka Carbon X -
Brooks Launch 7
Ma veniamo alla categoria sicuramente più rappresentata, ovvero quella delle super ammortizzate (A3). Qui abbiamo una vastità di prodotti difficilmente contrastabile, e il motivo è semplice: sono le più richieste e le più sfruttate. Si aggirano attorno ai 300 grammi di peso (ma non è raro trovare qualche esemplare anche ben più leggero) e si distinguono per la loro morbidezza, il loro comfort e la massima ammortizzazione. Ideali per lunghe distanze, consentono di mantenere un buon livello di comodità anche dopo numerosi km e con pesi elevati. Sono inoltre le più longeve: se durano meno di 500-600 km vuol dire che non sono di buona qualità o che abbiamo scelto un modello particolarmente sfortunato. Di solito hanno un drop elevato (intorno ai 10 mm).
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Brooks Glycerin 17 -
Saucony Triumph 17 -
Hoka Bondi 6
La categoria di scarpe super ammortizzate, ma con un supporto antipronazione, si definisce stabile (A4). Sono anch’esse molto diffuse e come le super ammortizzate il peso si aggira intorno ai 300 grammi. Si chiamano stabili perchè consentono di mantenere un appoggio uniforme anche per chi ha la tendenza a pronare, ovvero per chi ha il piede piatto e piega e consuma le calzature dalla parte interna. In molti casi si può notare sotto la suola delle scarpe il cosiddetto supporto di stabilità, un inserto plastico che letteralmente “guida” l’appoggio del piede, mentre generalmente presentano all’interno un rialzo dell’arco plantare più o meno marcato. Rappresentano la categoria più protettiva.
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Saucony Liberty ISO 2 -
Brooks Transcend 7 -
Hoka Gaviota 2
Se invece vogliamo spingerci fuori strada e affrontare sterrati, erba e sentieri di montagna, metteremo ai piedi le scarpe da trail (A5), quelle che ci consentono di ottenere il massimo dell’aderenza e della trazione su qualsiasi tipo di terreno, anche il più scivoloso e impervio. In questo caso, i riflettori sono puntati sulla suola, che deve avere un disegno tale da non trattenere la terra e il fango e deve essere realizzata con materiali che assicurino un buon grip anche sul bagnato o fondi ghiacciati, sull’intersuola (una buona ammortizzazione è da preferire) e sulla tomaia, in grado di resistere all’usura, agli urti con eventuali rocce e, in alcuni casi, all’acqua (esistono numerosi modelli impermeabili in gore-tex).
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Hoka Speedgoat 4 -
Saucony Peregrine 10 ST -
La Sportiva Kaptiva -
Brooks Cascadia 14
Per gli amanti della pista e delle corse campestri esistono infine le chiodate (A7), leggerissime, quasi rasoterra ed estremamente reattive e veloci, con i caratteristici chiodi per garantire il massimo della trazione e dell’efficacia in fase di spinta.
Come dicevamo sopra, queste categorie sono utili per farci un’idea grossolana dei vari modelli di scarpe, ma lasciano sempre più il tempo che trovano, poiché il mercato delle scarpe da running si sta evolvendo rapidamente e le differenze tra le varie classi si assottigliano sempre di più. Non è raro infatti trovare scarpe leggerissime, anche sotto i 200 grammi, ma super ammortizzate e, al contrario, scarpe più pesanti, ma estremamente reattive. Anche le cosiddette minimaliste non sono sempre leggere e poco ammortizzate: spesso possono presentare un’elevata ammortizzazione, unita magari ad un drop zero, ovvero come se ci trovassimo una lastra di polistirolo sotto i piedi.
Per questo sta diventando sempre più difficile rinchiudere un modello di scarpe, con tutte le sue caratteristiche e sfumature, dentro una definizione di una parola o peggio ancora di una sigla e un numero. Vi invitiamo pertanto a diffidare (in modo sano, sia chiaro!) di una semplice definizione categorica: il nostro suggerimento è quello di affidarvi sempre a degli esperti o specialisti che possano presentarvi una panoramica il più possibile completa ed esaustiva delle scarpe che intendete acquistare.
Perchè saranno queste a fare la differenza tra un’esperienza positiva, che riuscirà a conquistarvi fin dal primo passo, e una totalmente negativa, che spesso può portare a non apprezzare o addirittura ad abbandonare la disciplina più bella al mondo: la corsa.
E ora che ne sappiamo un po’ di più…che scarpe mettiamo oggi?