In questi interminabili giorni di quarantena, di prolungata assenza da allenamenti come si deve e soprattutto di appuntamenti agonistici annullati o spostati sempre più avanti, vi proponiamo un racconto “sul filo dei secondi” del nostro Lorenzo.
Perchè la nostalgia di certe dinamiche è forte, come pure forte è il desiderio di riprendere una vita normale.
E per dimostrare, qualora ce ne fosse bisogno, che dietro una persona che corre per strada c’è un universo di emozioni, motivazioni e storie affascinanti che difficilmente possiamo scorgere da dietro una finestra.
Buona lettura a tutti!
E’ il diciannovesimo km, devo stringere i denti.
Del folto gruppetto che mi ha scortato fin qui siamo rimasti in tre. Gli altri hanno perso secondi preziosi e sono rimasti attardati. Il ritmo è sempre regolare, e da alcuni km ho anche iniziato a dare qualche cambio.
Intendiamoci, non è che sia mai stato un “ciucciaruote”.
E’ solo che già da settimane ho impostato la strategia di gara.
“Stai con Mattia che è più regolare di un treno svizzero. E in più ha il tuo stesso obiettivo: correre la mezza di Cittadella in meno di 70 minuti. Si tratta “solo” di restare con lui. Di darsi una mano. E di sperare che sia la giornata buona per entrambi.”
Si, facile! E’ dal terzo km che avverto sensazioni non esattamente favolose: le gambe sono un po’ imballate e la reattività e la freschezza non sembrano proprio all’altezza di quelle dei giorni migliori.
La mia fortuna è che sono rimasto al coperto in un gruppetto di atleti/amici ambiziosi.
Ci sono Alvaro, mio compagno di squadra, Federico, Andrea, Mattia (per l’appunto) ed altri due ragazzi che non conosco di persona.
E poi ci sono io.
Non nascondo che pure io sono venuto fin qui con progetti ambiziosi. Da qualche mese a questa parte sto allenandomi bene, senza fastidi a tendini e psoas, macinando fino a un centinaio di km alla settimana.
Senza ammazzarmi di ripetute, ho prima abbassato il mio personale sui 10 km portandolo a 31’57”, e poi ho deciso di tentare il colpaccio provando ad abbassare anche quello sulla mezza.
Cittadella era sicuramente l’occasione migliore, partecipazione eccezionale e livello medio-alto. E capitava proprio a dicembre, nel mio periodo migliore.
Per questo motivo, adesso, mi trovo qui.
Scaramanticamente, non ho detto quasi nulla a nessuno: l’obiettivo è ben fissato nella mia testa e, se arriverà il risultato, bene…altrimenti si volta pagina, serenamente!
Ecco perchè, qualche istante dopo il bip del Garmin al diciannovesimo km, sento che è arrivato il momento di dare tutto quello che mi è rimasto.
La sensazione generale, nonostante manchino solo 2 km al traguardo, è la stessa del terzo km. E se prima poteva suonare come un campanello d’allarme, adesso è invece fonte di grande ottimismo ed energia positiva.
Sapevo che aumentare il chilometraggio settimanale e inserire dei medi prolungati mi sarebbe servito. O meglio, ci speravo.
Troppe volte, al momento decisivo, ho cominciato ad accusare la stanchezza, a perdere quei secondi fondamentali, e l’obiettivo è sfumato. Stavolta, invece, so di aver programmato tutto alla perfezione.
E, tradotto in termini concreti, per la mia testa questa è una sensazione galvanizzante indescrivibile: una sorta di doping psicologico.
Mi metto in testa a tirare. Siamo costanti sul ritmo medio dei 3’19”/km, ma dopo l’ultimo km in 3’21” non voglio rischiare. Sprono Mattia e l’altro ragazzo, ormai manca davvero poco.
Arriviamo al ventesimo km e sullo sfondo comincia a materializzarsi la cinta muraria della città.
3’18”. Siamo proprio sul filo.
Anche 70’00” sarebbe il mio nuovo personale. Ma se sono arrivato fin qui, a viaggiare su questi ritmi da ormai 20 km, allora voglio il bottino pieno. Mi basta anche un solo secondo in meno.
Cerco di rilanciare nuovamente l’andatura. I miei compagni di corsa non hanno mollato un centimetro. Se arriviamo insieme allo sprint so di non avere speranze.
Ma tra sesto, settimo e ottavo posto non mi cambia molto. Il mio obiettivo è cronometrico.
Costeggiamo le mura e a 400 metri dal traguardo arriviamo proprio alla stradina sterrata che le affianca. Chissà come sarebbe piacevole godersi questi posti con tutta calma. Magari un altro giorno!
Come prevedevo, Mattia e l’altro ragazzo cambiano completamente ritmo e si giocano il sesto posto allo sprint. Qualche ripetuta breve in più mi avrebbe sicuramente giovato, ma non è questo il momento di recriminare.
Stringo i denti e arrivo alla porta di ingresso della città. Sono gli ultimi 200 metri. Svolta secca a sinistra ed eccolo, lì in fondo, il traguardo. Chiudo gli occhi tra due ali di folla e spingo avanti le gambe al massimo delle mie possibilità.
Scatta il ventunesimo km. Non ho tempo per distrarmi a vedere il parziale.
Ultimi 97 metri. Dai che è finita!
Sento finalmente il bip del transponder sulla linea del traguardo.
E, alla mia sinistra, vedo il tabellone luminoso.
CE L’HO FATTA!!
Mi parte un urlo di gioia talmente forte che credo di spaventare non poco gli organizzatori e il pubblico lì assiepato.
Ma del resto, chissenefrega!
Oggi ho raggiunto il mio obiettivo. Oggi sono IO il mio eroe.
Mi mettono una medaglia al collo mentre sono ancora in uno stato di semi-trance agonistica. Probabilmente, potrei correre un’altra mezza.
Certo, non con lo stesso crono finale! Ma la fatica è letteralmente scomparsa.
Mi congratulo con i miei compagni di giornata e li ringrazio. L’obiettivo è stato raggiunto da tutti!
E finalmente, una ventina di metri dopo, il mio premio, il mio traguardo più importante.
Erika mi sta aspettando (mai fare aspettare troppo una donna, sarà per questo che ho corso così forte?) con un super sorriso.
Mi abbraccia e mi bacia, nonostante sia stravolto e sudato.
Se non è amore questo…!
E’ orgogliosa di me.
E sono sicuro che anche Celeste, lì dentro, sarà presto fiera del suo papà! ❤
P.S. Per la cronaca, al 21esimo km il Garmin ha segnato 3’14”, con gli ultimi 97 metri in 16”.
Riassumendo:
20 km 3’18”, 1 secondo guadagnato.
21 km 3’14”, 5 secondi guadagnati.
97 metri finali 16”, 1 secondo guadagnato.
Totale: 7 secondi guadagnati.
69’53”. O, anche, 1h09’53”!